Bambini in vendita

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Offrire ai propri figli il meglio è fondamentale per ogni genitore. Ci si sente in gran parte, giustamente, responsabili dell’avvenire dei nostri bambini, la base che un giorno lascerà andare nel mondo degli uomini sani, sereni, consapevoli e alla fine dei buoni genitori a loro volta.
Purtroppo, nel passaggio dalle intenzioni, il più delle volte ottime, ai fatti, una mano quasi invisibile interviene discostando i genitori dalla via più naturale per soddisfare  i bisogni dei figli, che è quella dell’essenziale, e per essenziale intendo ciò che deriva dalla presenza del rapporto madre-bambino. In qualche modo, una volta prefissati gli obiettivi, si diventa sordi, ciechi, persino il tatto e l’olfatto si atrofizzano e come degli automi ci si immerge nella ressa dei prodotti fatti su misura per i bebè. Ma lo sono veramente? Esiste davvero qualcosa di esterno che calzi a pennello con le esigenze dei bimbi? Potrebbe mai esserci un qualcosa di costruito su una catena di montaggio? Credo proprio di no. È il mio koalino a dirmelo tutti i giorni e specialmente la notte, mentre dorme e diventa onnipotente ed io sto lì distesa al suo fianco e lo annuso, sento le sue manine sul seno e diventiamo un’unica persona.
Districarsi tra le migliaia di offerte e consigli su cosa sia meglio diventa pressochè impossibile. Purtroppo non si tratta solo di oggettistica fine a sè stessa. Le necessità consumistiche della società attuale hanno posto delle radici talmente profonde, nelle nostre abitudini e nelle nostre case, che tutto ciò che è fisiologico, naturale nello sviluppo del bambino, del rapporto mamma-bambino o genitore-bambino, va cercato altrove: in farmacia, nei negozi specializzati, al supermercato.


Proprio gli scaffali dei supermercati sono un esempio lampante di come dall’offerta si è passati alla domanda, di come la voracità consumistica abbia annichilito il filo comunicativo tra madre e bambino, in un circolo vizioso in cui le neccessità sono state create ad hoc, ovviamente anche con l’aiuto di alcuni, troppi, specialisti in puericultura, più o meno consapevoli, più o meno corretti.
Prendiamo pochi significativi esempi, ponendo alla base del ragionamemto le intenzioni, che sono delle mogliori, dei genitori.
Prima di tutto potremmo chiederci se spingeremmo mai nostro figlio ad avventurarsi in un luogo buio, sconosciuto, a noi e a lui, senza alcuna informazione o esperienza. Scommetto che la risposta è no. Allora perchè, allo scoccare dei sei mesi, sotto il perentorio consiglio del pediatra o di qualche parente, ci ostiniamo a far mangiare al nostro bambino “cose” sconosciute? Un minimo di nozioni sulla salubrità dei cibi l’abbiamo anche senza informarci troppo. Sappiamo certamente che una mela fresca fa bene, mentre un panino al fast-food il più delle volte è nocivo, quando non disgustoso.
Cosa succede a queste semplici prassi di buon senso quando si tratta dell’alimentazione dei più piccoli? Com’è che ad un tratto non possiamo mettere in pratica da noi le nostre buone intenzioni? Com’è possibile credere che delle pappette di dubbia provenienza e lavorazione siano migliori e più sane di quello che mettiamo in tavola tutti i giorni. Per non pensare ai danni che si possono creare nell’approccio di questo futuro “mangiatore” nei confronti dell’alimentazione in generale.
Ci si lamenta spesso del fatto che i bambini non vogliano mangiare le verdure. E come è possibile pretendere che le gradiscano da un giorno all’altro se al momento opportuno, ossia quello delle prime esperienze con alimenti diversi dal latte, li costringiamo ad una dieta povera di gusto e attrazioni. Ricordiamocelo sempre: non abbiamo a che fare con dei malati, ma con dei bambini che scoprono, sperimentano e alla fine decidono se amare o no qualcosa.
Allo stesso modo, ma in una maniera ben più incisiva, anche le funzioni corporee dei piccoli sono entrate nel calderone dell’offerta e della domanda. Parliamo di urine e feci. Siamo geneticamente programmati a farcele addosso o a conservarle in un panno, appiccicate ai genitali? Se il nostro corpo le espelle ci sarà un motivo. E allora perchè ci ostiniamo a tardare sempre di più il momento dello spannolinamento? Ancora una volta la risposta è: perchè esiste un’offerta e finchè l’offerta ci sarà, anche la domanda sarà presente.
Ci si nasconde dietro i canonici 18/36 mesi del controllo degli sfinteri, e come se non bastasse, qualora qualche prole fosse più pigra, nessun problema, ci sono anche i pannolini per i più grandi, forse addirittura fino ai cinque o sei anni.
L’errore che sta alla base dell’uso prolungato dei pannolini, è proprio quello di intendere erroneamente la questione del controllo degli sfinteri. Nessuno, nè tantomeno chi sceglie di applicare lo spannolinamento fin dalla nascita, si sogna di imporre ai propri figli di trattenere i bisogni. Semmai ci fosse qualcuno, credo si tratti di casi isolati nonchè patologici.
Eppure una vita senza panno è possibile, personalmente la trovo addirittura auspicabile, se fatta con la dovuta dolcezza, serenità e informazione. Oltre allo stato d’animo con cui si affronta questo percorso, credo che l’informazione sia di vitale importanza e per informazione intendo la lettura accurata della Bibbia di ogni brava madre. La si può trovare a modico prezzo, in ogni lembo di pelle a contatto tra mamma e bimbo. È lì che viene spiegato quali siano i segnali che il bambino dà per ogni suo bisogno, anche per quelli di espulsione.
La lista degli esempi di come le reali necessità della vita di un bambino siano state accantonate in nome del Dio Mercato potrebbe, ahimè, continuare a lungo e quasi sicuramente vi ritornerò. Per ora, mi limito ad augurare a me stessa di non perdere mai questo faticato sesto senso, ovvero l’attenzione verso i cinque sensi più noti.

Mamma Koala

2 pensieri su “Bambini in vendita

  1. mi trovo d’accordo su tutto quello che dici e su questi argomenti ho scritto anch’io varie volte. La via della naturalità è sempre la migliore, quando finalmente decidiamo di seguire il nostro istinto tutto all’improvviso diventa più chiaro. Ed è bello vedere che siamo in tante mamme a vivere le stesse esperienze con lo stesso spirito!

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    1. E la soddisfazzione nel vedere un panetto di ciccia che diventa partecipe!!! (Anche se in fondo credo lo siano dall’inizio, e non solo partecipi, ma piccoli Ciceroni che ci guidano sulla strada migliore per loro). Un abbraccio

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